Passeggiando tra le bancarelle alla stazione, mi sono fermata su una di quelle con le vecchie cartoline ingiallite dal tempo. Pensieri lontani, presenti e insistenti nel tempo. Ho preso quella che mi chiamava da lontano. La giro e con la calligrafia che si usava un tempo leggo: "Presto ancora insieme". Un ricordo che costa pochi centesimi. Un sentimento che passa tra le mani di sconosciuti. Quanto costa essere quell'uomo che un giorno fu sogno per la sua Lei, con il giorno del ritorno segnato da un cuore rosso e due piccole emme vicine, di nuovo, presto, ancora...insieme. La giro e rigiro, e la mente vola, basterebbero pochi centesimi di euro per diventare quella M, per trasformare quelle parole nelle tue parole. Rovisto nella borsa alla ricerca di quei pochi spiccioli che mi basterebbero per trasformarmi nell'eleganza di quelle righe, di quelle parole semplici ma cariche di desiderio e di speranza, cariche d'amore. Metto le mani in tasca sperando che il destino decida di non farmi trovare quei centesimi, che mi sollevi dalla scelta consapevole di sottrarmi dalla delusione di leggere parole non mie, immagini e pensieri che non mi appartengono. Ma un pensiero si insinua, perchè quella cartolina non è stata custodita in un cassetto, nel cassetto dei sogni, con un fazzoletto profumato e con il biglietto del cinema. E così in un istante quei pochi centesimi che per un attimo mi hanno fatto credere di poter avere, ancora, quelle parole solo per me, si trasformano in pochi centesimi che impedirebbero a quella cartolina di proseguire il suo viaggio, magari il destinatario è proprio la persona che mi spinge dietro che aspetta il suo turno per sfogliare le cartoline sulla bancarella, con lo sguardo ansioso di ritrovare un amore perduto, con la speranza di ritrovarlo... mentre ci penso nelle mani si materializzano quei centesimi pronti a rubare quel sogno al suo leggittimo proprietario. Ma io non sono lui, e quelle parole non sono per me, nemmeno se le pago. E fingo con il commerciante di non avere monetine, di non volerla più. Vorrei lasciarla lì per regalare quel sogno al suo leggittimo proprietario. Mi scuso con il venditore per avergli fatto perdere del tempo prezioso e per aver occupato per un attimo uno spazio non mio, di aver sognato con parole rubate. Ma il venditore ostinato mi guarda, e prima che mi allonassi con lo sguardo triste mi porge la cartolina dicendomi "La prego, la prenda lo stesso, gliela regalo, basta che me la tolga da questo banco" "Non posso, non sono io il destinatario"."Lo so" mi risponde "sono io e tu che bella che sei, anche se non sei la mia Maria."
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2 commenti:
Bello. Il signore della bancarella ti ha regalato un pezzo di se stesso, della sua vita.
un momento davvero romantico, incastonato nel tempo dalle tue splendide parole... brava!
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